Barilà, Felsa: “Garantita la continuità occupazionale”
Sono circa 15mila i lavoratori in Campania (650mila in tutta Italia) coinvolti dall’accordo siglato da Felsa Cisl, Nidil Cgil, Uiltemp con Assolavoro e Assosomm, le associazioni rappresentative delle Agenzie per il lavoro per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di settore. Si tratta di lavoratori impiegati nei settori produttivi più disparati, dall’industria metalmeccanica al terziario, dal settore agroalimentare al chimico fino alla pubblica amministrazione, in particolare nella sanità, molti dei quali rischiavano di perdere il lavoro a causa del superamento del limite di 12 mesi di contratto o per aver maturato con l’Agenzia per il lavoro un’anzianità superiore ai 24 mesi. “Un risultato importante – spiega Luca Barilà, Segretario Generale della Felsa Cisl Campania – giunto al termine di un negoziato lungo ed articolato, reso più complesso dalla situazione congiunturale e dalle ultime novità legislative in materia che, nel riformare la disciplina dei contratti a tempo determinato, hanno fatto emergere non poche criticità”. “Abbiamo sfruttato gli spiragli della norma – aggiunge il Segretario – che riconosce alla contrattazione la possibilità di intervenire su durate, casi di proroga e limite massimo di utilizzo del contratto in somministrazione. In questo modo abbiamo inteso rafforzare la continuità occupazionale, ad esempio per coloro che vivono oggettive difficoltà (disoccupati da più di 12 mesi, soggetti espulsi dal mercato ed inseriti in percorsi contrattuali di ricollocazione, persone affette da disabilità, etc.), e favorire le occasioni di stabilizzazione dei rapporti in essere”.
L’accordo, che ha validità fino al 2021, oltre all’aspetto fondamentale della continuità lavorativa, pone l’accento sui percorsi di ricollocazione professionale, sul rafforzamento del tempo indeterminato e del welfare di settore. Coloro che restano senza impiego matureranno un vero e proprio “diritto alla presa in carico”, potendo scegliere l’Agenzia per il lavoro cui rivolgersi per svolgere attività di orientamento, bilancio di competenze e un percorso formativo finalizzato al reinserimento occupazionale. Il percorso inoltre sarà sostenuto da una misura di sostegno al reddito una tantum, ad integrazione dell’indennità di disoccupazione, del valore di 1.000 euro riconosciuta a chi ha lavorato almeno 110 giorni negli ultimi 12 mesi (ridotta a 780 euro per chi ha lavorato solo 90 giorni). Il giusto mix di sostegno e politiche attive, in cui la formazione svolge un ruolo strategico in vista della possibile ricollocazione.
Vengono inoltre incentivati i contratti in somministrazione a tempo indeterminato, quale risposta virtuosa contro il rischio di turn-over esasperato dall’applicazione del Decreto Dignità: da un lato si favorisce la prosecuzione delle missioni di lavoro, anche presso diverse aziende utilizzatrici, e dall’altro si provano a porre le basi per future assunzioni presso queste ultime. In tale direzione va letto anche il ruolo sempre più pregnante della contrattazione di secondo livello, chiamata a costruire accordi che abbiano come obiettivo la continuità occupazionale e percorsi di stabilizzazione.
Si prevede infine l’ampliamento della platea dei beneficiari delle 16 prestazioni di welfare attualmente riconosciute tra agevolazioni, trattamenti di sostegno e tutele. Particolare attenzione è rivolta alla mobilità territoriale, intesa quale strumento per cogliere tutte le opportunità occupazionali per il lavoratore.
Nelle prossime settimane prenderanno il via le assemblee con i lavoratori per illustrare i contenuti dell’intesa ed ottenerne la validazione. “Gli incontri territoriali – conclude Barilà – saranno l’occasione per ribadire che la contrattazione rappresenta lo strumento principale per tutelare i lavoratori e creare risposte concrete in termini di sicurezza sociale, strumenti di welfare e formazione; distinguendo opportunamente la buona flessibilità da sostenere, dalla precarietà dannosa che va contrastata con ogni mezzo”.