“Lo stato di agitazione e non collaborazione, un pacchetto ore di sciopero che sarà articolato nei prossimi giorni, anche con presidi presso i palazzi della pubblica amministrazione, per chiedere alle istituzioni e alle autorità competenti, fino ad ora latitanti, di esprimersi sulla situazione”. E’ questa la decisione assunta dalle assemblee delle Rsu della ex NapoletanaGas, che dal 1 Ottobre è stata incorporata in Italgas Reti spa. “Dopo 155 anni di onorata storia industriale, la Compagnia Napoletana di Illuminazione e Scaldamento col Gas viene inglobata nella costituenda Italgas Reti le cui sedi direttive sono a Torino e a Milano – affermano le Rsu aziendali – Ancora una volta competenze, creatività e ingegno della nostra terra, saranno spenti e dispersi e il lavoro trasferito al Nord. Il Meridione perde di nuovo una azienda florida che ha prodotto sempre ricchezza, lavoro qualificato per l’intera regione, conoscenze e professionalità tali da garantire la gestione della più complicata rete cittadina di distribuzione del gas dell’intera Italia, in piena sicurezza per utenza e lavoratori”. “La causa scatenante di queste assemblee – prosegue la nota – è la radicale ristrutturazione che sta attuando tesa alla sola compressione del costo del lavoro, scaricando le relative pesanti conseguenze su lavoratori, territori e utenza anche relativamente alla gestione delle reti e soprattutto della sicurezza. La quasi totalità delle aziende che gestiscono la distribuzione del gas in Italia hanno ormai una visione esclusivamente finanziaria delle attività. La perdita di professionalità acquisita in quasi duecento anni di storia di questo settore è alle porte. I dipendenti di queste aziende hanno una età media molto elevata. Senza un piano industriale che punti ad assunzioni di giovani leve, specie operaie, per fortificare la presenza industriale sui territori, mette a rischio anche la qualità del servizio e del lavoro. La nuova organizzazione della gestione delle reti gas, per la specifica peculiarità delle attività svolte, si preannuncia problematica per i tutti i territori gestiti da aziende che, abbandonato lo spirito industriale, hanno come solo obiettivo il profitto e la capitalizzazione in borsa”.