Parlano di Noi, Ufficio Stampa e Comunicazione

Corriere del Mezzogiorno NA – Un patto per chi si forma e lavora

La lettera di Lina Lucci.

Caro direttore, il presidente del Consiglio ha evidenziato finora piglio deciso e una certa dose di coraggio. E si è dimostrato ben disposto a interagire, non solo attraverso il web, per cambiare il Paese. Confidando che possa recuperare presto anche il senso più alto della concertazione, in questa direzione par utile offrire alcuni suggerimenti sul Sud e sul lavoro. Una delle partite più rilevanti che si gioca nel Mezzogiorno e nel Paese riguarda la gestione dei fondi europei. Rispetto ai disastri certificati che hanno accompagnato le passate amministrazioni in Campania e in altre regioni, alcuni passi avanti sul livello della spesa e sulla qualità della stessa (anche attraverso la concentrazione delle risorse sui Grandi Progetti) sono stati compiuti. Quando la palla passa dall’amministrazione regionale agli enti locali, tuttavia, prendono forma rallentamenti, ritardi, fino al non utilizzo di risorse che mai come in Campania, mai come in questo periodo storico, sarebbero vitali. L’apertura del Governo a rilanciare l’Authority nazionale dedicata e procedure di intervento sostitutivo e di commissariamento di chi non spende per tempo è positiva. Coglie quanto sul territorio la Cisl propone sui tavoli istituzionali da tempo immemore. Deve però fare i conti con una avvertenza: anche quando si è legiferato su livelli minimi di raccolta differenziata per ciascun Comune si è previsto un intervento di imperio come il commissariamento. Salvo poi non renderlo nei fatti praticato. Ora non si può più scherzare: se un amministratore pubblico non fa il proprio dovere, l’intervento “dall’alto” deve essere attuato senza remore. Assieme alla responsabilità sul territorio occorre, però, dimostrare da Roma il superamento di una impostazione che negli anni ha finito per danneggiare, dati alla mano, le regioni del Sud nella distribuzione delle risorse, a cominciare da quelle destinate alla sanità. Come se le colpe di certa classe dirigente locale dovessero essere espiate per sempre da tutti i cittadini e anche dai nuovi amministratori. Infine, oltre a dedicare la giusta attenzione ai pensionati, il Governo Renzi ha la possibilità di spostare pià avanti l’asticella del rinnovamento delle relazioni industriali e del sistema Paese. Con alcuni interventi semplici, immediati, e altri che possono partire subito e guardare più lontano. Nella prima risma sta, per esempio, una proposta che noi portiamo avanti da anni e che serve a rompere definitivamente certe pratiche di malaffare che tanto hanno nuociuto in termini di occupabilità e competitività del territorio. La formazione nelle imprese e in chi cerca un lavoro troppo spesso è stata percepita con un significato negativo. I fondi pubblici, infatti, sono serviti a ingrassare la macchina della formazione, non a favorire l’occupazione. Il Governo preveda un preciso obbligo di placement per chiunque utilizzi fondi pubblici per la formazione. Scriva nero su bianco che una certa percentuale di coloro che seguono un corso organizzato da un certo ente deve poi necessariamente accedere a un lavoro. Altrimenti quell’ente non riceverà più le risorse pubbliche per la formazione. L’altra partita, ben più strategica, attiene a nuovi meccanismi di partecipazione attiva dei lavoratori all’impresa. In Germania è un punto di forza del sistema produttivo. Qui ancora non ha avuto modo di prendere effettivamente forma. Renzi apra, concretamente, questo fronte, magari partendo da una esperienza pilota nel Mezzogiorno. Anche sul piano mediatico, siamo certi, avrebbe i suoi buoni effetti.

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