Lo scenario
Negli ultimi tre anni la programmazione e la gestione dei fondi Fesr 2007-2013 ha fatto registrare alcuni incoraggianti segnali di miglioramento, soprattutto in rapporto alle precedenti gestioni.
La Cisl ha condiviso sin dal primo momento, in particolare, l’obiettivo di evitare un’eccessiva frammentazione delle risorse, allocando oltre il 60 per cento dei fondi disponibili sui Grandi Progetti.
L’analisi delle azioni messe in campo dalla Regione e i risultati che si registrano al 31 dicembre 2013 (a conclusione, cioè, del periodo di programmazione) hanno fatto emergere, tuttavia, diverse criticità.
I dati
Nel biennio 2014-2015 dovranno essere spesi quasi i 2/3 della dotazione complessiva del POR FESR 2007/2013 (che ammonta a circa 4,7 miliardi di euro) e quasi il 75% dovrebbe essere rendicontato entro il 31/12/2015.
Il 61% della spesa, però, riguarda 19 Grandi Progetti di cui 10, per quasi 1 miliardo di euro, ancora in attesa del via libera definitivo della Commissione Ue.
Nei prossimi 21 mesi in Campania potrebbero e dovrebbero essere investiti 2,63 miliardi di Euro con una spesa mensile media pari a quasi 124 milioni di Euro, attivando oltre 23.000 posti di lavoro solo nell’edilizia. Senza considerare l’indotto.
I tempi
Per poter essere rendicontati entro dicembre del prossimo anno, i lavori finanziati dovrebbero essere ultimati entro il mese di luglio-agosto 2015. La situazione è grave se si considera che per molti progetti, piccoli e grandi, mancano ancora le opportune autorizzazioni che i soggetti attuatori avrebbero dovuto acquisire in tempo utile.
L’analisi elaborata dal Centro Studi della Cisl Campania mette in evidenza che il tempo residuo per l’esecuzione dei lavori è poco superiore a 13 mesi per quei bandi che saranno pubblicati entro fine marzo, dei quali solo 9 mesi per interventi strutturali. Oltre tale limite non sarà tecnicamente possibile rendicontare la spesa entro la fine di dicembre 2015, correndo anche il rischio di lasciare indebitate le stazioni appaltanti.
I ritardi dei soggetti attuatori e l’esercizio dei poteri sostitutivi
Tra le criticità segnalate dalla Cisl emergono i ritardi nella realizzazione degli interventi in capo ai soggetti attuatori, spesso incapaci di fornire risposte adeguate e concrete in tempi certi.
La Cisl chiede – nel caso di accertate inadempienze da parte di questi ultimi – che la Regione si faccia carico di attivare procedure sanzionatorie e di chiedere al Governo di esercitare i poteri sostitutivi (previsti espressamente dall’art. 9 della legge 98/2013 – Disposizioni urgenti per il rilancio dell’economia).
Le piccole e medie imprese e la necessità di appalti trasparenti
La Cisl ritiene fondamentale accendere i riflettori soprattutto sui criteri adoperati per l’affidamento degli appalti da parte dei soggetti attuatori, che hanno visto privilegiare l’accorpamento di progetti di piccola e media dimensione in appalti più grandi, troppo spesso anche sulla base di progetti qualitativamente scadenti.
Si tratta di criteri che limitano la partecipazione alle gare da parte di piccole e medie imprese, innalzando tra l’altro eccessivamente i costi di partecipazione. Di qui l’invito al coordinatore dell’Unità Operativa Grandi Progetti in Regione, l’assessore Edoardo Cosenza, a mantenere alta la guardia in tema di trasparenza nella gestione degli appalti, anche attraverso la tempestiva divulgazione dei dati alle forze sociali e sul sito Open Coesione.
La necessità di spezzare la doppia morsa di alibi e strumentalizzazioni, attraverso un richiamo alla responsabilità di tutta la classe dirigente
L’iniziativa del 27 marzo 2014 e le iniziative conseguenti (la Cisl chiederà conto dei ritardi ai singoli soggetti attuatori) perseguono diversi obiettivi.
Va prima di tutto impedito che sia sempre la collettività a pagare scelte che hanno precise e tracciabili responsabilità amministrative. Da qui la richiesta di intervento di poteri sostitutivi per amministratori incapaci.
Va poi spezzata la doppia morsa che stritola il Sud. Da una parte lo Stato che destina al Mezzogiorno risorse ordinarie in misura inferiore rispetto al resto del Paese, come attesta puntualmente la Svimez. Dall’altra gli enti locali che faticano a spendere tempestivamente ed efficacemente i Fondi Europei (risorse straordinarie).
Occorre poi evitare di strumentalizzare le criticità evidenziate per questioni politiche di parte e provare – per una volta – a fare fronte comune, in uno sforzo di tutta la classe dirigente campana, a cominciare da quella politica, per provare a risolvere i problemi attraverso soluzioni possibili, concrete e tempestive.