Press Release

Dossier Cisl Sanità

L’elaborazione del “Dossier Sanità della Cisl Campania’” ha lo scopo principale di evidenziare dove, ancora, si annidano distorsioni del sistema e provare ad intervenire sollecitando tutti i livelli istituzionali ed i responsabili del settore Sanità ad un’azione più incisiva che ripristini innanzitutto le condizioni:

  • di appropriatezza delle cure,
  • di riorganizzazione del sistema territoriale,
  • di riduzione degli sprechi, soprattutto nella prospettiva di una progressiva,

riduzione della compartecipazione alla spesa sanitaria da parte dei cittadini campani. La Cisl della Campania ha finora assicurato all’iniziativa di riforma del sistema sanitario regionale un’azione di accompagnamento responsabile a fronte della quale non si è dato corso agli impegni presi in sede istituzionale. Il percorso attivato finora dal management delle AA.SS.LL. ha prodotto in concreto,
esclusivamente, una “politica dei tagli” lineari, che ha comportato un inqualificabile abbassamento dei Livelli Essenziali di Assistenza per i cittadini.

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1. POCHI POSTI LETTO, SCARSA DISTINZIONE TRA EMERGENZA E SPECIALISTICA, 10% DI RICOVERI IMPROPRI
Sono stati tagliati 2.402 per “acuti” (emergenze), come previsto dal Piano di rientro, ma il contestuale incremento di 953 posti per la riabilitazione e/o lungodegenza, nei fatti, non è avvenuto. Media nazionale: 4 posti letto ogni mille abitanti, Campania 3,4 posti letto ogni mille abitanti, con punte di uno ogni mille nelle Asl Napoli n.2 e n.3.

La mancanza di una chiara distinzione tra il “percorso” cui dovrebbe essere avviato un paziente “critico” (che necessita, cioè, di interventi emergenziali) e quello che dovrebbe seguire un paziente bisognoso di cure in elezione (ovvero specialistiche), implica che nei Reparti per acuti soggiornino spesso pazienti che dovrebbero essere curati altrove (ad esempio in Day Hospital o mediante assistenza domiciliare, ovvero in strutture di lungodegenza e/o riabilitazione), con danni enormi anche sul piano economico. Una giornata di ricovero “in acuto” costa, infatti, alla collettività 700 €, una in riabilitazione circa 250 €, l’assistenza domiciliare circa 100 € al giorno. In un anno in Campania si calcola avvengano oltre 140 mila ricoveri cosiddetti “impropri”, e perciò evitabili (circa il 12% dei ricoveri complessivi che nel 2011 sono stati nell’ordine di 1.400.000 – stime Categoria Medici della Cisl Campania).

2. PERSONALE: TRA TAGLI, PRECARIETA’ E ABUSI DELLO STRAORDINARIO
Negli ultimi 3 anni in Campania abbiamo assistito a una riduzione del personale dirigenziale e del comparto nell’ordine del 20%. Soltanto nella Provincia di Napoli, in quattro anni, vi sono stati tagli per il solo personale di comparto (infermieri e tecnici) per 5mila unità. A questi bisogna aggiungere gli ulteriori 900 esodi, già formalizzati (richieste di pensionamento), che si verificheranno entro giugno 2012 a seguito dell’ultima manovra finanziaria. Al sottodimensionamento degli organici, in cui versano quasi tutte le strutture
ospedaliere campane (mediamente le carenze sono del 25%, con punte del 50% in Ospedali “di frontiera”, come il Loreto Mare), si continua a far fronte attraverso il ricorso al lavoro straordinario e la proroga del personale con contratti precari, procedure che comportano una spesa maggiore e un servizio non sempre costante.

3. DEFICIT DI ATTREZZATURE E MATERIALI: IN TUTTA L’ASL N.1 NESSUN APPARECCHIO PUBBLICO DI RISONANZA MAGNETICA
In tutta l’Asl n.1, se si esclude un vecchio apparecchio in dotazione al presidio intermedio di Corso Vittorio Emanuele, a Napoli, non risulta in dotazione nessun apparecchio di risonanza magnetica nell’ambito di strutture pubbliche. In diversi Ospedali, inoltre, (nel vecchio Pellegrini, per esempio) si è registrata finanche la carenza di materiale assolutamente necessario, come il filo da sutura o le lenzuola sterili per i pazienti o ancora il toner per stampare i referti medici.

4. LISTE D’ATTESA SOPRA I MILLE GIORNI
Le liste di attesa rappresentano un caso di rilevanza nazionale, e toccano cifre da record nazionale. Per l’Ospedale “Vecchio Pellegrini” di Napoli l’aspettativa media per un intervento ordinario si aggira intorno ai 9 mesi, con picchi di oltre 1.000 giorni di attesa per alcune branche specialistiche (come la chirurgia della mano). Mentre per le attività chirurgiche di elezione della divisione di Ostetricia e Ginecologia del “S. Maria di Loreto Mare” di Napoli si aspettano anche 8 mesi per l’asportazione di un utero fibromatoso, come conseguenza del blocco dei ricoveri determinato dall’emergenza barelle.

5. NESSUN RACCORDO TRA 118 – CONTINUITA’ ASSISTENZIALE – AMBULANZE POCHE E OBSOLETE
Quando arriva alla Centrale 118 una richiesta di assistenza per un caso non grave (codice verde o addirittura bianco) non si riesce d’indirizzare al meglio il paziente, che è costretto a chiamare la Continuità Assistenziale di zona, che a sua volta, risponde ad un numero differente da quartiere a quartiere: caso unico nelle grandi città d’Italia. Dai dati in possesso delle strutture sindacali aziendali della Cisl emerge che sul territorio partenopeo, per esempio, sono presenti soltanto 12 ambulanze (più due a Capri e Barra) “medicalizzate” (ovvero hanno un equipaggio formato da un medico, un infermiere e dall’autista) che effettuano un servizio continuo h24, altre 6 hanno un equipaggio composto solo da autista ed infermiere. Di queste ultime 6 ambulanze, solo 2 prestano servizio h24 (Miano e Pietravalle) e 4 prestano servizio h12. Si tratta di ambulanze peraltro obsolete e mal ridotte, spesso senza neanche la radio di bordo. Le ultime 4 ambulanze, infatti, sono state acquistate nel 2007 e, pur percorrendo centinaia di km al giorno, non ricevono un’adeguata assistenza e manutenzione.

6. TROPPE “STRUTTURE SEMPLICI” – “STRUTTURE COMPLESSE” DOPPIE RISPETTO A MEDIA ITALIANA
In Campania sono assai numerose sia le Strutture Complesse (Unità Operative Complesse – UOC, ovvero i “Presidi Ospedalieri” e i “Distretti sociosanitari”), pari a 2.048 (di cui 1.100 ospedaliere e 948 non ospedaliere) sia per le Strutture Semplici, (articolazioni interne delle Strutture Complesse, sia dei Dipartimenti o dei Distretti), che sono 9.845 (3.545 ospedaliere e 6.300 non ospedaliere)
Rispetto al parametro standard rilevato per quelle Regioni che non sono sottoposte al “Piano di Rientro” – 1 Struttura Complessa su 13.515 abitanti – in Campania risulta 1 Struttura Complessa ogni 6.132 abitanti. Il coefficiente che il Ministero ha poi stabilito come standard per il rapporto tra strutture semplici e strutture complesse è di 1,31: la Campania ha il parametro più alto, pari a 4,81.
Ne derivano sprechi e una allocazione di personale e di risorse spesso non funzionale.

7. CHIUSI I PRONTO SOCCORSO, NESSUNA RIORGANIZZAZIONE DEI SERVIZI
Nel corso del 2011 sono stati chiusi, come previsto, i Pronto Soccorso degli Ospedali: C. T. O., S. Maria del Popolo degli Incurabili e San Gennaro, mentre la contestuale e programmata “apertura” dell’Ospedale del Mare, che avrebbe dovuto realizzare, anche, una razionalizzazione delle risorse umane ed una offerta di maggiore qualità dell’assistenza per la popolazione non è avvenuta. Le ricadute hanno comportato sensibili aumenti di attività di Pronto Soccorso sul Loreto Mare e sul Cardarelli, senza nessuna incremento di  personale (medicoinfermieristico) neanche attraverso la mobilità da altre strutture. Analoga situazione di congestionamento stanno vivendo il “S. Giovanni Bosco”, il “S.Paolo”, l’Ospedale “Vecchio Pellegrini” (dove nel 2011 si è registrato un incremento di 1.000 utenze mensili in più rispetto al 2010: da luglio a dicembre 2011 sono stati registrati 27.600 casi di pronto soccorso, contro i 20.000 effettuati nello stesso periodo del 2010). Più in generale l’adeguamento della rete territoriale dell’emergenza su tutto il territorio, indispensabile dopo la chiusura delle postazioni di Pronto Soccorso Ospedaliere, non è stato realizzato.

8. ACCORPAMENTI SOLO FORMALI, PREMIALITA’ A MANAGER PER GESTIONI FALLIMENTARI
Gli accorpamenti previsti sono rimasti – ovunque in Campania – quasi sempre solo formali, senza una reale riorganizzazione o efficientamento. A Caserta, per esempio, esiste formalmente una sola ASL, ma i “doppioni” derivanti dalle due strutture precedenti sono numerosi, come ad esempio i due Dipartimenti di Prevenzione e le due Strutture Complesse di Igiene degli Alimenti. In altri casi sono state elargite premialità al management per gestioni palesemente fallimentari (è il caso, per esempio, dell’A.O. Cardarelli, che ha elargito indennità di risultato ai direttori generale, amministrativo e sanitario, nell’arco degli anni 2001-2009, per 642 mila €).

9. FATTURE NON TRACCIABILI E ERRORI DI REGISTRAZIONE
Una criticità che si rinviene ed è più frequente nelle Aziende Sanitarie con maggiore consistenza e minor efficienza organizzativa è costituita dal mancato riscontro di fatture (interruzione del ciclo delle fatture passive). Talvolta, il documento contabile non viene rinvenuto perché il fornitore invia le fatture non indirizzandole al protocollo generale ma alla singola struttura aziendale (Distretto,
Dipartimento, Ospedale) che nel ricevere il documento non lo fa affluire successivamente al protocollo o al Servizio preposto alla loro registrazione (Gestione Economico Finanziaria). Segno evidente di tale fenomeno è la presenza in bilancio di Sopravvenienze Passive riferite a fatture di annualità precedenti a quella di competenza. Dagli ultimi accertamenti effettuati dalla Struttura Commissariale emerge la impossibilità di individuare una soluzione in tempi rapidi per il debito pregresso in quanto per 35 mila documenti contabili non è possibile recuperare atti certi. Gli errori di registrazione possono consistere nella duplicazione della registrazione di un documento già contabilizzato o nella errata trascrizione degli importi indicati in fattura, in aumento o in diminuzione. Tali divergenze si manifestano in fase di liquidazione, quando si è ultimata la fase di riconoscimento del debito per procedere al suo pagamento.

10. OPERAZIONI “ARTATE” A DANNO DAI LEGALI DEI FORNITORI E ECCESSIVO CONTENZIOSO PER IL PERSONALE
In alcuni casi emerge che i legali di fornitori aziendali nel dare corso a procedure esecutive per il recupero dei crediti vantati, con richiesta di riconoscimento degli interessi comunitari (tasso BCE maggiorato di 8 punti), – oltre alle spese legali – operino artatamente dei “frazionamenti” del credito complessivo, così da ricavarne onorari più elevati e conseguente maggior aggravio di spese per il settore pubblico. La Cisl ha chiesto, alla Presidenza della Giunta, che ai tavoli per la risoluzione del contenzioso sieda anche il residente dell’ordine degli Avvocati, che di fronte a operazioni “artate”, che creano danno economico alla collettività, è chiamato ad intervenire con l’espulsione e/o la cancellazione dall’albo di quei professionisti. L’Azienda deve fronteggiare un’elevata conflittualità con il personale, sia di comparto che dirigenziale, in relazione a: esercizio di mansioni superiori, controversie nell’inquadramento e mancato riconoscimento di ore di lavoro straordinario e diniego di indennità a vario titolo, anche significative. Spesso, la quantificazione in  bilanci di tali oneri, attraverso opportuni accantonamenti, non viene effettuata con il ricorso a criteri di stima prudenziale. Nelle successive annualità, a conclusione del contenzioso, la stima si rileva inappropriata generando maggiore spesa.

La Cisl non è più disponibile ad attendere i rinvii e la mancata adozione delle azioni necessarie e chiede, pertanto:

  • L’apertura immediata del confronto con ogni Azienda Sanitaria Locale, per dare corso concretamente a quanto previsto dalla riforma (in particolare per quanto attiene ai modelli organizzativi e le politiche del personale);
  • L’emanazione tempestiva del Decreto per la rivisitazione dei ticket secondo criteri di progressività e di proporzionalità al reddito;
  • Avviare un Tavolo Nazionale per lo sblocco del turn over per superare una gestione del personale basata sull’abuso dello straordinario e dei contratti precari a fronte di una stabilizzazione progressiva dei lavoratori (conveniente anche sul piano economico);
  • Il rispetto degli impegni presi in fase di accordo relativo al Piano di rientro a cominciare dalla garanzia dei livelli di assistenza, dalla distinzione tra strutture per l’emergenza e strutture specializzate, dalla deospedalizzazione, con progressivo spostamento dell’asse verso la prevenzione e l’assistenza fuori dalle strutture ospedaliere;
  • La diffusione dello strumento delle convenzioni tra le Asl e le Università per l’utilizzo delle apparecchiature destinate agli esami diagnostici;
  • Il superamento delle anomalie e degli sprechi indicati nel Dossier Sanità, compresa la riduzione, previa verifica, delle strutture dipartimentali semplici e complesse in eccesso;
  • La riapertura del Pronto Soccorso dell’Ospedale “S. Gennaro”, in attesa della realizzazione dell’Ospedale del Mare e la riapertura del Pronto Soccorso di Pollena;
  • La razionalizzazione delle prestazioni in intramoenia, riconducendole a una maggiore trasparenza, “entro le mura” ospedaliere;
  • L’approvazione definitiva della norma per l’istituzione del Fondo per la non autosufficienza;
  • Il completamento degli assetti manageriali delle ASL, con particolare riferimento alle Direzioni Sanitarie e ai Dipartimenti delle professioni sanitarie;
  • La centralizzazione degli acquisti (sul modello “Consip”) e il monitoraggio della spesa per acquisto di beni e servizi.

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