Cisl Campania, Notizie dalle Federazioni di categoria

Lavoro somministrato: 20 anni dal primo contratto di lavoro

“In questi mesi in Campania si è avviato un percorso importante che mira alla stabilizzazione delle forme precarie di lavoro, non solo per la somministrazione, ma in senso più ampio di precariato nelle Pubbliche Amministrazioni, Sanità in primis, di Lsu, di giovani in genere i cosiddetti Neet – ha affermato la segretaria generale della Cisl Campania, Doriana Buonavita in occasione della ricorrenza dei venti anni dalla sottoscrizione del primo Contratto nazionale di lavoro in somministrazione, avvenuta il 28 maggio 1998. Appuntamento organizzato dalla Felsa Cisl Campania (il sindacato che tutela i lavoratori atipici, autonomi e somministrati), per porre al centro del dibattito quanto si è riusciti a costruire in termini di tutele e di rappresentanza in questo settore. “La Campania oggi ha 220mila persone espulse dal mondo del lavoro e, al momento, manca un progetto di sviluppo e crescita industriale per le Pmi, per quelle più grandi e per l’artigianato, il turismo e il commercio. Negli ultimi mesi con la Regione siamo riusciti a chiudere un accordo per la stabilizzazione dei precari in sanità – ricorda – e abbiamo avviato il percorso per stabilizzare gli Lsu. Su questo siamo soddisfatti, ma io guardo a un mondo del precariato più vasto: non è precario solo chi ha un lavoro e non è stabilizzato, ma anche il giovane che lo sta cercando, che non ha tutele contrattuali, i rider piuttosto che gli smartworker. Appuntamenti come quello di oggi, ha concluso – “devono servire anche a parlare di queste persone”. Con il “decreto dignità” molte novità sono state introdotte anche per i lavoratori somministrati o ex interinali che vengono utilizzati da un’azienda tramite un’agenzia autorizzata iscritta in un apposito Albo tenuto presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.
In Campania, nel primo trimestre di quest’anno, sono stati poco più di 15mila gli occupati netti attraverso la somministrazione, per un totale di 26 mila contratti attivati. Dieci anni fa gli occupati con questo tipo di contratto erano 10.600, per 11.500 missioni di lavoro. Ancora meno nel 2009 per i primi effetti della crisi: 8.700. La ripresa del settore ha addirittura anticipato la lenta fuoriuscita dalla crisi, con una decisa inversione di tendenza a partire dal 2015, cui è seguita una crescita costante fino ai dati di oggi. Il fenomeno interessa trasversalmente tutti i settori produttivi, in particolare quelli del Commercio al dettaglio, Informatica e Servizi alle imprese, Sanità e Assistenza sociale e Industria dei metalli.
I lavoratori sono quasi equamente distribuiti tra piccole, medie e grandi imprese per lo più under 35, anche se è altrettanto significativa la presenza di lavoratori di età compresa tra i 40 e i 49 anni. “ Numeri – ha affermato Luca Barilà, segretario della Felsa Cisl regionale – che danno il senso anche dell’accresciuta frammentarietà nel tempo dei rapporti di lavoro. La Felsa oggi fa il punto su quanto su quanto la contrattazione è riuscita a realizzare nel settore raccogliendo la sfida di rappresentare un mondo nuovo che due decenni fa si affacciava per la prima volta nel mercato del lavoro. E che oggi, possiamo è divenuto un modello di flessibilità garantita, proprio perché contrattata, capace di coniugare la legittima aspettativa di stabilità del lavoratore con le esigenze spesso espresse dalle aziende”.
I lavori della riunione, ai quali hanno preso parte Antonio Postiglione, direttore generale Tutela, Salute Regione Campania,il presidente Adapt Emmanuele Massagli e il presidente Forma Temp, Francesco Verbaro, sono stati conclusi dal segretario della Felsa Cisl nazionale Mattia Pirulli. “ Con il decreto dignità compito del sindacato è quello di verificare che non ci siano conseguenze dannose per i lavoratori – ha affermato – perché purtroppo ci sono fenomeni di turn over per coloro che stavano raggiungendo i limiti previsti dalla legge e, in alcuni casi, c’è una sostituzione di queste persone, mentre in altri casi si è raggiunta una stabilizzazione. L’obiettivo è quello di evitare che “i lavoratori che hanno maggiormente bisogno di sostegno restino imbrigliati nella rete, perché le professionalità più elevate vedranno sicuramente stabilizzato il loro percorso, ma occorre trovare una soluzione anche per quelle meno elevate”.

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